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Coding, the superpower that nobody wants to have.

1 Feb 2020

I figli del coding, la nuova generazione di baby-automi

Nel panorama educativo contemporaneo, lo STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) è diventato un mantra, una panacea per preparare i giovani al futuro. Tuttavia, dietro questa facciata di progresso tecnologico si cela un rischio insidioso: la possibilità di trasformare i nostri bambini in meri automi, piuttosto che in pensatori critici e creativi.

Il miraggio del coding

L’introduzione del coding nelle scuole è stata salutata come una rivoluzione educativa. Si promette ai genitori che i loro figli diventeranno i prossimi Steve Jobs o Mark Zuckerberg. Ma cosa stiamo realmente insegnando? In molti casi, non stiamo formando menti brillanti, ma addestrando pedine in un gioco di ruolo chiamato “coding”.

Automi vs. Pensatori

Quando l’insegnamento del coding si riduce a una serie di istruzioni da memorizzare e ripetere, stiamo creando una generazione di bambini programmati per eseguire, non per pensare. Il vero valore dell’educazione STEM dovrebbe essere lo sviluppo del pensiero computazionale, non la mera capacità di scrivere righe di codice.

I rischi di una cattiva implementazione

  1. Standardizzazione del pensiero: Anziché promuovere la creatività, un approccio rigido al coding può portare a una standardizzazione del pensiero, dove l’unica risposta corretta è quella prevista dal programma.

  2. Perdita di competenze sociali: Un’enfasi eccessiva sulle interazioni uomo-macchina può portare a trascurare lo sviluppo di competenze sociali cruciali.

  3. Illusione di competenza: I bambini possono sviluppare una falsa sensazione di padronanza, credendo che saper usare un’app equivalga a comprendere i principi informatici sottostanti.

  4. Trascurare altre forme di intelligenza: L’ossessione per lo STEM rischia di marginalizzare altre forme di intelligenza e creatività, cruciali per uno sviluppo olistico.

Verso un approccio equilibrato

Non si tratta di demonizzare lo STEM o il coding, ma di riconoscere che l’educazione è molto più di una serie di competenze tecniche. Un approccio equilibrato dovrebbe:

  • Incoraggiare il pensiero critico e la risoluzione creativa dei problemi
  • Integrare le arti e le scienze umane nell’educazione STEM (STEAM)
  • Focalizzarsi sui principi del pensiero computazionale, non solo sulla sintassi di un linguaggio di programmazione
  • Promuovere progetti interdisciplinari che colleghino il coding al mondo reale

Conclusione

L’obiettivo dell’educazione dovrebbe essere quello di formare menti curiose, critiche e creative, non automi efficienti. Se implementato correttamente, lo STEM può essere uno strumento potente per raggiungere questo obiettivo. Tuttavia, dobbiamo rimanere vigili e critici, assicurandoci che i nostri figli non diventino le vittime di un esperimento educativo mal concepito.

Ricordiamoci che stiamo formando esseri umani, non macchine. Il vero successo dell’educazione STEM si misurerà non dal numero di linee di codice che i nostri bambini possono scrivere, ma dalla loro capacità di pensare in modo innovativo, di collaborare efficacemente e di affrontare le sfide complesse del futuro con creatività e compassione.

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